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Architettura

Palazzo della Civiltà Romana

Il Fendi Caffè e Azuma Makoto
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Il palazzo della Civiltà Italiana, chiamato anche della Civiltà del Lavoro, per i romani è meglio conosciuto come Colosseo Quadrato. Per ovvi riferimenti formali, i suoi 54 archi in travertino per facciata, rimandano al monumento di Roma per antonomasia. A tutti gli effetti l’Eur, quartiere dove si trova il palazzo, è la nuova Roma, l’espansione della Città verso sud, verso il mare. Un’urbanizzazione avvenuta dopo l’assegnazione a Roma dell’ Esposizione Universale del 1942 (Esposizione Universale Roma) e un’occasione di celebrazione del ventennale del regime fascista. Il Palazzo, un parallelepipedo a base quadrata, è rivestito interamente in travertino, scelta monumentalistica come voleva l’ideologia del regime, non è un caso infatti che il numero delle arcate delle facciate corrispondano al numero di lettere che compongono il nome Benito (in orizzontale) Mussolini (in verticale). Al pian terreno si trovano 28 statue, ognuna è un’allegoria delle virtù del popolo italiano. Sulle testate delle facciate invece un altro omaggio alla civiltà italiana è la celebre frase: «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori».

  

 

Il palazzo, dopo diversi anni di utilizzo come sede di federazioni, ministeri e di sporadiche iniziative culturali, dal luglio 2013 è in affitto al gruppo FENDI che, nel rispetto della destinazione museale, ha previsto la realizzazione al piano terra di un’area destinata alle esposizioni pubbliche per “celebrare la creatività e l’artigianalità del genio italiano”. La presenza di questo storico marchio italiano rispecchia la volontà della Maison di rendere omaggio al proprio patrimonio e allo stesso tempo rivolgere uno sguardo verso il futuro! E la lungimiranza del gruppo Fendi si riconosce anche nella scelta del nuovo Fendi Cafè .

Un anno fa l’inaugurazione del FENDI Caffè al pianterreno, un bar-ristorante dal design industrial–chic in cui predominano: l’uso del cemento per le pareti e il pavimento, alternato quest’ultimo ad inserti di parquet; l’arredo misto tra mobili vintage e moduli in legno riciclato e non; la presenza importante di pareti verdi. Pezzo forte all’interno del bistrot, che ci teniamo a segnalare sono le opere del celebre artista floreale giapponese Azuma Makoto.

  

Azuma Makoto, uno dei più ambiti artisti floreali, contribuisce alla specialità del FENDI Caffè con il suo lavoro fatto di piante e di fiori che ci porta a riflettere sull’essenza di ogni singolo momento della vita. Le piante recise non hanno lunga durata, è per questo che la sua arte trova la sua bellezza proprio nella sua stessa caducità: “c’è una bellezza nello sbocciare e una nello sfiorire per usare e sue parole.

Le sue ricche composizioni di svariate tipologie di essenze sono un’esplosione di colori e forme che sembra vogliano omaggiare la potenza della natura. Molte sono le sperimentazioni che il giovane giapponese affronta: dal congelare i bouquet di fiori amazzonici, catturandoli in blocchi di ghiaccio per studiare la reazione di petali, foglie e steli, allo spedire nello spazio dei bouquet attaccandoli a dei palloni aerostatici, sui quali a loro volta speciali videocamere montate sui mazzi, hanno permesso di registrare il fluttuare di quei magnifici colori nello spazio monocromatico. Per il Caffè ha realizzato nelle numerose nicchie del bar, centinaia di Flower Bottles, una vera e propria poesia floreale.

   

www.fendi.com